martedì 31 marzo 2020

Lo spazio tra le cose di Antonio Benforte



Trama



Paolo ha appena tolto l'ultimo quadro dalla parete del suo bilocale. Sotto, ci scorge una crepa di cui non sapeva: quando si è creata? Nello stesso momento in cui si è incrinata la sua vita coniugale? Perché non se ne è accorto prima? Le scatole sono ammonticchiate lì, vicino alla porta, alcune ancora piatte rastrellate in giro un po' alla volta in previsione del trasloco verso una casa più spaziosa. Altre scatole, invece, sono già piene, impilate in ordine, lo stesso ordine maniacale con cui Paolo tiene sistemati tutti i suoi vecchi dischi, colonne sonore della sua giovinezza, della sua e di quella di Marta. Marta... dov'è ora? Lo ha lasciato solo ad affrontare un trasloco di cose e di cose-ricordi. Ed ecco che in quella casa oramai quasi vuota e forse troppo stretta, ogni scatola assume un valore, ogni oggetto innesca un ricordo. A ogni canzone che Paolo fa andare sul giradischi - ultimo baluardo a campeggiare ancora al centro del salone - scorre nella sua mente la metaforica ricerca di una libertà che, per paradosso, rinsaldi il legame con la moglie, che chiuda quella crepa nel muro vuoto e apra la porta della sua nuova vita. Ci riuscirà?



  • Copertina flessibile: 149 pagine
  • Editore: Scrittura & Scritture (5 marzo 2020)
  • Collana: Voci
  • Lingua: Italiano
  • ISBN-10: 888574625X
  • ISBN-13: 978-8885746251

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Recensione a cura di Fabio Cosio 


Che rumore fa la solitudine?

Nel suo libro “Lo spazio tra le cose”, Antonio Benforte risponde magistralmente a questa domanda.

Paolo, il protagonista, si ritrova spiazzato in un momento di grandi cambiamenti: l’arrivo del primo figlio; un’improvvisa incapacità di comunicare tra lui e la moglie; un trasloco.

E proprio il trasloco diventa la metafora di una vita costruita insieme, fatta di oggetti che inevitabilmente evocano ricordi e che devono trovare il loro spazio.



“Ormai ho sviluppato una tecnica collaudata per riempirli. Prima di tutto, separare le ‘cose’ dalle ‘cose-ricordi’. Sono due definizioni e tipologie di oggetti ben diverse, sia chiaro. Le semplici cose possono essere perse, smarrite, buttate via, portate in un’altra casa anche in sacchetti di plastica, così, alla rinfusa. Le ‘cose-ricordi’ no, devono essere messi via con cura, devono essere avvolti con pazienza in carta di giornale, o ancora meglio nel pluriball.”



L’importanza dei ricordi e la loro ambivalenza: la gioia del rivedere le foto dell’infanzia insieme al fratello e l’amara nostalgia dei momenti con la moglie.

Sensazioni sul quale il protagonista riflette senza sosta, arricchite da un aspetto onirico capace di far emergere dall’inconscio quello che tutti i pensieri, tutti i ragionamenti razionali, non riescono a portare a galla:



“ci guardiamo negli occhi, innamorati, siamo teneri e dolci mentre le tengo la mano, qualche effusione, ma lei all’improvviso si trasforma in una statua di cera e non si muove più”



Il flusso di pensieri del protagonista è costante, senza pause, con un ritmo che tiene incollato il lettore, incatenandolo al ragionamento e spingendolo ad andare avanti nella lettura.

Il protagonista è in un momento della sua vita in cui deve tirare fili, fare bilanci, per cercare di capire meglio come si è trovato in quella situazione.

Scopriamo che la distanza si crea con il tempo: tanti piccoli mattoncini che vanno ad accumularsi esattamente come le scatole in attesa del trasportatore che le porterà nella nuova casa. Piccole cose, alle quali magari nel momento non si era data importanza, ma che man mano sono diventate un muro impossibile da scalare.



“ho iniziato a impostare questo rapporto in modo squilibrato, per cui mi sono sempre tirato indietro, evitando lo scontro, per necessità o convenienza. E ora ne pago tutte le conseguenze”



E così con Marta, la moglie, è tutto un gioco di elastici, fatto di tentativi di riavvicinamento e separazioni, di reazioni emotive senza spiegazioni. Perché alla fine ciò che manca è il dialogo. Le conversazioni tra i protagonisti avvengono più per messaggio che di persona.

È lo spazio tra le cose, ma anche tra le persone e i sentimenti.



Ma le piccole cose possono rinforzare le relazioni nello stesso modo in cui le indeboliscono:



“Apro la credenza e trovo solo dei pacchetti di Pavesini al caffè, glieli do e lui li accetta ringraziando come se avesse ricevuto una Sacher”



Antonio Benforte nelle sue 149 pagine riesce a far provare disillusione e speranza, tratteggiando un personaggio forte nelle sue debolezze e trascinandoci nella sua vita come in quella di un caro amico. 



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