venerdì 6 dicembre 2019

La casa dalle radici insanguinate di Roberto Ciardiello



Sinossi

Cupo, Mago, Skizzo.

Tre figure in agguato nell'oscurità, tre predatori in mezzo agli alberi, un unico obiettivo: svuotare la cassaforte di Villa Marchetti, residenza di facoltosi gioiellieri romani.
Il piano: sorprendere la coppia di ritorno dal lavoro, entrare in casa, arraffare il possibile e filare verso una nuova vita, lontano dalla periferia degradata della città.

Un gioco da ragazzi, come armare il cane di una pistola dalla matricola abrasa. Cupo, Mago e Skizzo questo credevano.
Finché non hanno aperto la porta sbagliata.

Dati

Titolo: La casa dalle radici insanguinate
Genere: thriller-horror
Pagine: 230
Editore: Dark Zone

Bio

Romano, classe '80, Roberto Ciardiello sguazza nell'horror fin da piccolo, cinematografico e letterario. Ha iniziato leggendo i fumetti di Dylan Dog, ha proseguito con il ciclo Notte Horror degli anni Novanta trasmesso in tv, ha approfondito la questione ed è poi approdato alla narrativa. Nonostante il suo amore per Stephen King, i suoi autori preferiti scrivono noir: James Ellroy, Edward Bunker, Don Winslow e Jo Nesbo, per citarne alcuni.
In passato ha pubblicato racconti per Edizioni XII, Sogno Edizioni, Delos e WePub. Ha partecipato a concorsi letterari nazionali, vincendone alcuni e piazzandosi sul podio in altri. Nel 2018 pubblica con Dark Zone Edizioni il romanzo breve La vendetta nel vento (ex autoprodotto) e a novembre 2019, con la stessa casa editrice, La casa dalle radici insanguinate (anch'essa un'ex autoproduzione).

Estratto

Gennaio, estrema periferia romana, notte fonda senza sogni.
Con la testa incassata tra le spalle e le braccia incrociate sul petto a difendersi dal freddo, osserva il muro davanti a sé. Anzi, quello che c’è sopra. È la prima volta che si cimenta con spray e mattoni, lui che fino a quel momento i graffiti li ha provati solo in scala ridotta, la matita in una mano e tanta fantasia da riversare sui fogli.
Ha scelto il muro in fondo al Dieci Buchi, quello che fa da tappo alla stradina senza uscita in origine chiamata Vicolo degli Astri, un muro grigio che ora grigio non è più. Che ha bevuto il sangue dei fratelli D’Amato dalla pozza ai loro piedi, muto testimone di una delle tante facce disgraziate della miseria.
È successo l’anno scorso, in primavera, lo ricorda perché il bar sotto casa aveva già messo in mostra l’enorme uovo di Pasqua per la riffa. Era scoccata la mezzanotte, si dice, e Giovanni D’Amato aveva le tasche piene dell’oro del portagioie di sua madre. Oro da barattare con un rotolo di banconote. Perché la scimmia sulla schiena amava essere ingioiellata.
Giovanni D’Amato tremava d’astinenza. E di paura. Perché suo fratello Paolo era lì davanti. Perché glielo aveva detto, che se avesse ripreso a bucarsi l’avrebbe fatto lui una volta per tutte. L’avrebbe bucato.
Paolo D’Amato parlava poco. E mai a vanvera. Era uscito di galera da due settimane: tentato omicidio.
Così, uno tremava e l’altro camminava. Uno era spalle al muro in fondo al vicolo cieco e l’altro a quel muro si avvicinava.
Chi avesse detto a suo fratello dove trovarlo e a che ora, Giovanni non l’avrebbe mai saputo.
Perché Paolo D’Amato parlava poco. E mai coi morti.
Nove bocche di sangue si aprirono sul corpo di Giovanni D’Amato, nove iniezioni di un grosso ago a serramanico. Cadde a terra scomposto in un’overdose d’amore fraterno. Proprio mentre il blu intermittente di una gazzella in ricognizione si infilava nella stradina.
Beccato. Braccato.
E fissando quell’animale scattare andandogli incontro quasi volesse incornarlo al muro, Paolo D’Amato decise di bucarsi anche lui. Un’unica, mortale dose sparata dritta nel collo. Talmente potente che del serramanico penetrò anche un pezzo di impugnatura.
Così si dice.
A distanza di un anno, se si guarda bene durante i giorni estivi più luminosi, quando il sole picchia in mezzo al cielo e la mattina cede il passo al primo pomeriggio, si può cogliere ancora qualche residuo di sangue sull’asfalto. Macchioline di un colore diverso, nient’altro. Macchioline essiccate di vita che fu.

domenica 1 dicembre 2019

LA SQUADRA – serie giallo-poliziesca di Elide Ceragioli

La vicenda del “mostro di Firenze”, che ha invaso la cronaca nera degli anni ’80 del XX secolo e ancora di tanto in tanto fa capolino, ha lasciato una finestra aperta. Era stata ipotizzata all’epoca la costituzione di una squadra investigativa speciale, per scovare il mostro e consegnarlo alla giustizia, ma il progetto non ha mai raggiunto la realizzazione concreta. Di qui l’idea dell’autrice di far nascere LA SQUADRA di sei ispettori di polizia e farla operare in tutta Italia con quattro indagini, che costituiscono i quattro volumi della serie. I sei ispettori che compongono LA SQUADRA vengono così presentati all’inizio della vicenda: «Carlo Dallolio, “Dalloliorompicoglionicarlo” era il suo soprannome e quasi ne andava fiero; piemontese, apparentemente bonaccione e distratto, appena divorziato, aveva riletto attentamente le schede dei suoi colleghi: Gabriella Franchi, fiorentina residente a Genova, anni 34, nubile, due lauree, legge ed informatica, perfetta conoscenza dell'inglese e del tedesco. Palermo Antonio, siciliano, 30 anni, folgorante carriera in polizia per le indubbie doti investigative e la conoscenza di trame occulte. Gilli Anna, friulana, solo successi sulle sue belle spalle, ma, inspiegabilmente, un basso punteggio alla selezione. Giovanni Marras, sardo, il più vecchio, 43 anni, piccolo e segaligno, ma tenacissimo che una volta individuata la preda non la mollava più. Infine Fantacci Piero senese, 41 anni, duttile e fantasioso, capace di inventarsi ardite soluzioni ai casi e di azzeccarci quasi sempre.» 


NON SAI MAI CHI PUOI INCONTRARE (LA SQUADRA 1) Una torrida e afosa estate fiorentina accoglie sei ispettori accomunati dalla professione, ma tanto diversi tra loro da essere lo specchio delle più diverse componenti della società italiana contemporanea. Il corso di aggiornamento che li ha fatti convergere a Firenze dai confini della penisola si trasforma in concreta attività investigativa grazie all’apparire di un nuovo “mostro” sulla scena toscana. L’intreccio del lavoro con i problemi della vita quotidiana, della professionalità con l’umanità, della vita con l’azione, del sentimento con il dovere trasformerà sei individui in un gruppo: “LA SQUADRA” I sei ispettori, convocati a Firenze per un corso di aggiornamento coordinato da Mattia Lombardi, trovano occasione di mettere alla prova le loro capacità professionali grazie ad una serie di delitti che il “mostro” firma evirando le vittime. I valori umani di ognuno diventano il collante più vero per tener la squadra unita. 

MELE MARCE PER LA SQUADRA (LA SQUADRA 2) È passato
un anno da quando
LA SQUADRA poteva dirsi ufficialmente costituita ed i sei ispettori si trovano coinvolti, non per incarico ufficiale, ma quasi per caso, in una nuova difficile, rischiosa e coinvolgente indagine. Senza mai spostarsi dalle loro sedi operative, ma uniti da un vincolo professionale e umano che li fa vibrare all’unisono, fanno emergere il marciume che ha contagiato eminenti esponenti delle forze dell’ordine collusi con la mafia. Due fatti apparentemente slegati, l’uccisione di un giovane carabiniere e lo scontro tra cosche mafiose diverse accomunate dall’interesse per un carico di droga arrivato al porto di Messina, 

portano le indagini a convergere sul GMS (Grande Manovratore Sconosciuto) e a dargli un nome. Con l’attività investigativa si mescolano i sentimenti e le vicissitudini personali e familiari dei protagonisti. I fatti, seppur crudi ed essenziali, sono sempre visti e vissuti attraverso una precisa e attenta introspezione che, scavando nell’animo di ciascuno e condividendone le emozioni, porta il lettore a conoscere investigatori, vittime e delinquenti come persone. LA SQUADRA ne esce più coesa che mai e Gabriella Franchi, Carlo Dallolio, Piero Fantacci, Anna Gilli, Giovanni Marras e Antonio Palermo sono pronti ad affrontare una nuova avventura insieme. 

LE TENTAZIONI DELL’ISPETTORE DALLOLIO
(LA SQUADRA 3) Gabriella (l’ispettrice Franchi) chiede un favore a Carlo per riportare a Torino una ragazzina di buona famiglia salvatasi, non si sa come, dall’essere sacrificata. L’ispettore Dallolio si trova così ad essere coinvolto nelle indagini su una serie di omicidi accomunati solo dalla particolare arma utilizzata dal fantomatico assassino. Tutta LA SQUADRA si ritrova a collaborare per aiutare il collega torinese a far luce sul mondo delle sette sataniche ed i loro adepti. Come sempre le vicende personali e familiari dei sei ispettori si amalgamano con l’azione investigativa e, senza nulla togliere all’attività professionale, arricchiscono il racconto di patos e sentimento. Torino, che nel mondo esoterico rappresenta il luogo dove bene e male si incontrano, città che viene ad essere il vertice in due triangoli magici: il triangolo bianco del Bene (Torino-Lione- Praga), il triangolo nero del Male (Torino-Londra-San Francisco), ma che per Dallolio è solo la “sua” città, fa da sfondo e ambiente ad una sequenza di delitti misteriosi e relative indagini puntuali, metodiche ed avvincenti. Indagini che sono anche l’occasione di ritrovare vecchie conoscenze e riallacciare rapporti interrotti da anni, ma mai veramente finiti. I veri vincitori saranno gli ispettori che, tratteggiati dall’autrice nella loro fragile umanità e simpatica concretezza, non solo risolveranno il caso, ma soprattutto con la loro carica umana sapranno far prevalere il Bene sul Male e trionfare l’amore, l’amicizia, la positività e la condivisione sull’odio, l’aggressività, la cupidigia e la sete di possesso. 

FUORI DALLA TELA DEL RAGNO
(LA SQUADRA 4) LA SQUADRA è alla quarta indagine, ma le difficoltà crescono. Si verifica una serie di omicidi, sparsi per l’Italia, senza nesso apparente, accomunati solo dalla “firma” dell’assassino, che etichetta le sue vittime con una sparachiodi. I problemi personali dei sei ispettori hanno una parte rilevante nel complicare le cose, ma, mentre le questioni private, anche se a prezzo di sofferenze non trascurabili, si avviano verso traguardi non scontati, alla soluzione del caso contribuiscono aiuti insperati, ma risolutivi. Un hacker, un pompiere e una psicologa, ognuno a modo suo; aggiungono tessere al mosaico che alla fine rivelerà il volto dell’insospettabile serial- killer. La ragnatela, che sembrava aver irretito LA SQUADRA, si spezza e, come sempre, a vincere veramente saranno i valori umani che rendono i professionisti persone, i colleghi amici, i tecnici uomini. LA SQUADRA conclude un suo ciclo: avrà occasione di ricominciare ed offrirci nuove indagini e avventure intrise di umanità?


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Il labirinto di Ottavio Nicastro

Parigi, uno spietato serial killer tiene in scacco la città. Uccide poveri innocenti e li trasforma in statue umane. La polizia brancola nel...