giovedì 28 ottobre 2021

Dacci oggi il nostro male quotidiano di Massimo Rossi

 Trama

Dalla polverosa Africa a una livida Treviso, il destino è in un paio di scarpette da corsa. Quelle di Akiki, un ragazzo dalla pelle scura che per sopravvivere deve rubare per altri. Da Treviso all’Oregon, il destino è in un corpo di Forze Speciali a cui un uomo, David, ha affidato tutto sé stesso e sacrificato la sua famiglia. Una pista da corsa è il punto d’incontro di David e Akiki. Entrambi conoscono il male nelle sue pieghe più profonde. Ma è un male troppo radicato, vivo e violento. Difficile oltrepassarlo, semplice restare intrappolati nelle sue spire. Sembra, però, che per ottenere il bene a volte l’unica via da percorrere sia proprio quella del male.

 



Copertina flessibile: 269 pagine

Editore: Scrittura & Scritture (29 novembre 2018)

Collana: Catrame

Lingua: Italiano

ISBN-10: 8885746063

ISBN-13: 978-8885746060


Cosa ne penso ...

“Ho girato dappertutto, sono stato in mille posti, per tornare spesso al punto di partenza. ho vissuto in un labirinto senza sapere dove avrei dovuto andare. Cosa dovevo cercare. E non lo so nemmeno adesso. Un giorno arriverà uno e spegnerà la luce, e se mi chiederà che cosa ho fatto nella vita, non saprò che risposta dargli”

Un labirinto è proprio quello in cui veniamo letteralmente catapultati da Massimo Rossi, un labirinto è quello che ogni personaggio di questo romanzo si troverà ad affrontare, un labirinto che a volte non avrà uscita, un labirinto dai corridoi bui, dalle pareti nere, come solo gli incubi peggiori possono essere.

“Dacci oggi il nostro male quotidiano” è uno specchio del nostro mondo, racconta di una contemporaneità, di una quotidianità, che apparentemente è nascosta, della quale non vogliamo, e nessuno vorrebbe essere, testimone.

Viviamo in un mondo dove esiste solo il denaro, il desiderio di appagare il piacere, il potere e i valori umani sono quasi l’ultimo baluardo di un’umanità spenta, triste senza futuro.

“Imparerai così che l’unico modo che funziona per sconfiggere il nemico è affrontarlo senza scappare”

Nessuno che si guarda negli occhi, che cerca di vedere il dolore negli angoli delle vie, la solitudine.

Eppure i ragazzi, i nostri ragazzi hanno ancora la voglia di crederci, di guardare agli altri non come diversi, non come emarginati, non come esseri da tenere a distanza, ma come amici e fratelli.

L’autore narra una storia che coinvolge diversi personaggi, apparentemente distanti, ma inverosimilmente, con maestria, concatena i passaggi amalgamandoli senza sbavature nè forzature.

Che cosa avranno in comune, o come potrebbero incontrarsi: Akiki,un ragazzino giunto dall’Africa che porta con sè un sogno meraviglioso, una speranza e un dolore enorme; David Scarpa, un buttafuori di un locale privè dove nelle ombrose sere di Venezia c’è chi ama sollazzarsi; Josh un ragazzino che ama la corsa e conserva un cuore d’oro?

“Un giorno ti dissi che senza di te non sarei mai più riuscita a vivere. Ti dissi che ti avrei amato per sempre. La tua risposta fu che le cose non durano per sempre. Oggi posso dire che avevi ragione tu, che le cose cambiano. Che tu sei cambiato. Mai e sempre non esistono, fa davvero male riconoscerlo, un dolore atroce. Tu avevi ragione e io mi ero sbagliata”

Come marchi nella carne, così anche noi possiamo sentire il dolore emotivo che affligge i protagonisti di questo romanzo, la vita non è mai come ce la prefiguriamo, tutto cambia anche repentinamente,ci sono i vinti e i vincitori, i primi lottano annaspando per evitare di annegare nel mare nero della vita.

Il nero è assoluto qui, è profondo e ci sono uomini e donne indegni di questo nome per le cattiverie gratuite, per la crudeltà verso i propri simili in nome del dio denaro, un dio che porta alla perdizione.

Ho letto le pagine di “Dacci oggi il nostro male quotidiano” senza respiro, mi sentivo soffocare, ho toccato l’apice dell’alta tensione, ha un ritmo incalzante e l’autore ha il dono di rendere vivi i sentimenti e di vibrare le emozioni nel lettore. Volevo fermarmi e non vedere come sarebbe finita, ma allo stesso tempo sapevo di dover accompagnare questi amici fino in fondo. Con le lacrime agli occhi, ci sono stati momenti in cui ho guardato l’orizzonte aspettando qualcuno, nella speranza che arrivasse.

“Una volta ci credevo. Poi ho visto tutto il male di cui sono capaci gli uomini, e non ci credo più. Non credo più a nulla.”

Massimo Rossi scrive una storia che purtroppo potrebbe essere vera, il male è insito nell’uomo, ma la speranza nel genere umano non va perduta. A volte è necessario il male per combattere il male, a volte tra le ombre nere del destino, come un bucaneve sboccia il dono raro dell’amicizia

Sara Valentino Recensione di origine Dacci oggi il nostro male quotidiano di Massimo Rossi | Septem Literary

mercoledì 27 ottobre 2021

Macchia – Fabio Cosio

 Trama


Incastonato tra le montagne piemontesi, sulle rive di un lago e circondato da maestosi boschi, sorge Zemello, un piccolo paese dove, per ammissione degli stessi abitanti, “non succede mai niente”.
Zemello, grazie agli splendidi paesaggi, alla diga, alla chiesetta in legno bianco che si rispecchia sulle acque del lago, potrebbe diventare meta di escursionisti e amanti della natura ma tutto ciò si scontra con la mentalità chiusa del sindaco e di ampia parte della popolazione, che arriva a inventarsi un pericoloso orso pur di evitare di vedere gente girare per il paese.
Isolata dal resto delle abitazioni, sul dorso della montagna, c’è una casa in cui abitano due coppie omosessuali. Si tratta di Carlo, un geologo, con il marito Luigi e la poliziotta Rita con la moglie Mia. Si fanno chiamare “le Finocchie”, per combattere con l’ironia le malelingue del paese. E sono proprio loro ad allearsi con Alice e Gianni, due diciassettenni intenzionati a costruirsi un futuro migliore. Insieme, programmano la candidatura di Alice a sindaco, per cambiare la mentalità del paese.
Quando tra i boschi viene avvistato un randagio, il sindaco organizza una caccia clandestina. Sono Alice e Gianni a imbattersi per primi nel cane. Lo chiamano Macchia, per le strane chiazze grigie che gli costellano il muso; cercano di metterlo in salvo, scoprendo che ha poteri speciali: può curare istantaneamente qualsiasi ferita.
Improvvisamente una tempesta si abbatte sul paese, isolandolo dal resto del mondo; strane creature iniziano ad aggirarsi tra le case mentre qualcosa di oscuro, proveniente dalla notte dei tempi, si nasconde pronto a svegliarsi e distruggere il mondo.
Gianni e Alice, con l’aiuto di Rita e di uno strano guerriero in armatura, si ritrovano a combattere qualcosa di più grande di loro, qualcosa che nessuna arma sul pianeta è in grado di distruggere.
Ma per fortuna al loro fianco c’è Macchia.Macchia…

Formato: Kindle e cartaceo 

Dimensioni file: 1806 KB

Lunghezza stampa: 236

Venduto da: Amazon Media EU S.à r.l.

Lingua: Italiano

ASIN: B07LC561KR

Cosa ne penso...

Fabio Cosio, grafico nato a Venaria Reale, inizia a scrivere il suo primo romanzo “Penitenziagite” nel 2011, un romanzo sulla figura di Fra Dolcino, che viene pubblicato nel 2016, al quale ne seguiranno altri.

Ma c’è una storia sepolta in un cassetto, una storia che vuole essere raccontata e così è stato per questo libro! Macchia ha davvero preso vita tra le sue pagine.

Un piccolo paese del Piemonte, Zemello, con i suoi abitanti chiusi tra le montagne e chiusi allo stesso modo nelle loro abitudini. Non amano i diversi, come lo sono le coppie di omosessuali che incontriamo nella lettura, non amano i “forestieri”, vogliono restare chiusi nella loro quotidianità che li rende al sicuro, senza aprirsi al mondo. Per usare le parole dell’autore “per chi abita in un paesello sperduto, chiunque è immigrato”.

Il destino è imprevedibile e maestro di vita, anche se questa è una storia fantastica, non possiamo che immaginare come il fato abbia voluto mandare a Zemello una lezione, una lezione di vita.

“Macchia”, un romanzo che prende il nome da un cane randagio, che due diciassettenni alle prese con adulti retrogradi e con la voglia di creare un mondo, un paese migliore, si trovano a salvare.

O sarà lei a salvare loro? Macchia è un cane speciale, lo si legge nei suoi occhi, puri!

L’autore ci descrive queste valli come dipinti a olio su tela, facendoci sentire la freschezza dei ruscelli e vedere il verde dei pini nei boschi fitti e sullo sfondo un lago e una chiesetta bianca.

“In quei punti aveva creato piccole insenature, protuberanze sulle quali erano soliti andare a pescare gli abitanti del paese. Risalendo verso nord, la vegetazione dominava, con boschi di abeti talmente fitti che pareva volessero creare un muro…”

L’allegra combriccola, pur strana nell’essersi legata così, decide di cambiare le cose a Zemello, ma un giorno, un infausto giorno, qualcosa di incontrollabile accade!

Il paese è apparentemente isolato, perchè? e “cosa” sono quelle strane creature venute da chissà dove?

I nostri amici, con Macchia e un gigante buono al loro fianco, avranno il loro da fare per salvare gli abitanti del paese. Curiosamente, incredibilmente, ma non troppo, l’animo umano di alcuni rimane sempre sopito e nemmeno le difficoltà riescono a fare breccia nei cuori di pietra.

“cosa serve vivere in eterno senza avere un istante da ricordare?”

Già cosa serve? Un messaggio davvero profondo, che ci ricorda quanto sia effimera la vita, e quanto invece siano importanti i sentimenti.

“Macchia” è un libro che scorre veloce, con alcune scene forti, ma che l’autore addolcisce sempre con la sua penna delicata regalando anche a un fantasy/horror tante emozioni.

Macchia è un cane che vi resterà nel cuore..

Sara Valentino

Recensione d'origine Macchia - Fabio Cosio | Septem Literary

martedì 26 ottobre 2021

Orrore – Pietro Grossi

 Trama


Tutto ha inizio con una casa nel bosco. Una casa apparentemente abbandonata. Al suo interno, polvere e muffa dappertutto, a eccezione di alcuni angoli lindi e scrupolosamente ordinati. E poi una maschera demoniaca di cartapesta, il disegno di un bambino che sembra appeso al frigo da qualche giorno soltanto, forniture ospedaliere. Al piano superiore, una maschera ancora più inquietante, ricavata da una tanichetta opaca. L’intera casa urla che qualcosa di sinistro accade fra quelle mura, ma cosa? Il protagonista e sua moglie sono appena rientrati in Italia per Natale: vivono a New York, e da poco è nato il loro bambino. Sono immersi nell’atmosfera morbida di quei primi mesi e approfittano delle vacanze per rivedere i vecchi amici. E allora che, seduti al tavolo di un ristorante, Diego e Lidia raccontano loro della misteriosa casa. Lui in particolare li ascolta con attenzione: è uno scrittore in cerca di storie e viene subito attratto dalla possibilità di trovare materia per un romanzo. Durante le vacanze il pensiero torna continuamente alla casa, perciò – quando è il momento di rientrare negli Stati Uniti – la moglie gli propone di restare, da solo, a fare qualche ricerca. Accettando, lui progetta di prendersi giusto un paio di settimane. Ma quel mistero è così inesplicabile, qualcosa lo attrae così visceralmente, che il tempo e le distanze – la distanza dalla sua famiglia, ma anche quella dal se stesso che credeva di conoscere – si spalancano. Gli appostamenti davanti alla casa diventano infatti – giorno dopo giorno, notte dopo notte – qualcos’altro, come se lo sguardo si spostasse dall’esterno al centro di sé. Pietro Grossi, scrittore inquieto e penna precisa come un bisturi, vira verso l’horror, immergendoci in ombre popolate da paure striscianti, inesprimibili, per farci poi precipitare nell’abisso.

Copertina flessibile: 139 pagine
Editore: Feltrinelli (7 giugno 2018)
Collana: I narratori
Lingua: Italiano
ISBN-10: 9788807032967
ISBN-13: 978-8807032967

Cosa ne penso....

“Vidi le feste, le guerre, le violazioni, i pianti, le frustrazioni: polvere nel vento”

Attratta dalla copertina, per via del senso macabro che mi accompagna in questi giorni, decido di iniziare questa lettura! Il titolo “Orrore” lascia presagire, in un connubio perfetto con l’immagine che lo accompagna, che ci troveremo di fronte a una storia horror. La trama inizia quasi banalmente: “Una casa nel bosco.. ” . Mi predispongo quindi a scene di sangue crude e violenza da non chiudere gli occhi la notte. No, mi sbaglio e me ne accorgo quasi subito, giacchè è un romanzo breve.

“L’orrore non sta nella consapevolezza della sua esistenza, ma nella sua capacità mimetica”

Tutto a inizio quando Diego e Lidia raccontano al protagonista, di una casa, quella strana casa nel bosco che sembra abitata solo parzialmente e che conserva al suo interno una strana e orrenda, tanto quanto terrorizzante, maschera.

Inizia un viaggio pericoloso, la casa, o quello che rappresenta, si insinua a tal punto nel protagonista che non potrà più vivere una vita serena senza sapere.

Dalla curiosità alla morbosità ossessiva il passo è breve. Sostanzialmente è un libro che si legge velocemente e che incalza nel lettore la voglia di sapere la verità.

Tutto sembra confuso, gli appostamenti, i giorni, le notti e i pensieri stessi.

Alla fine questo libro si traduce nell’orrore di un viaggio dentro se stessi, nell’oblio umano, nel nero profondo che può raggiungere una mente umana.

“Mi sentivo solo, l’unico attore e l’unica comparsa, l’unico Dio”

“Mi era stato mostrato con tutta la possibile ferocia che ero un uomo, come ogni uomo schiavo di me stesso”

Mi sento di dire che forse l’autore abbia voluto, attraverso il suo scritto, non tanto scrivere un romanzo ma una guida su ciò che potrebbe essere l’orrore, lo ha fatto inscenando il percorso del protagonista nella sua folle ricerca.

“L’intera mia esistenza, ogni singolo minuto, attimo, gesto ed emozione avevano portato a quel preciso momento. Ero stato, in ogni istante della mia vita, il divenire di quel presente”

Trovo che sia così, che a volte si seguano ombre, gusci vuoti travestiti da fantasmi misteriosi, credendo si possa smascherarli. E se restassero solo dubbi? Se non volessero essere rivelati?

Sara Valentino 

Recensione originale su Orrore - Pietro Grossi | Septem Literary


domenica 24 ottobre 2021

Intervista a Paolo Roversi

Oggi sono veramente lieta di presentarvi il nostro ospite: si tratta di Paolo Roversi, famoso scrittore, giallista di Milano.

Roversi ha accettato di rispondere alle mie domande in una intervista telefonica. Ho da poco conosciuto il suo stile narrativo che mi ha letteralmente convinta. Ecco cosa mi ha raccontato per voi.



Paolo Roversi chi è? Com'è nata la sua passione per la scrittura.

I gialli sono la sua passione, scrive da molti anni e con questo ultimo romanzo in uscita ne ha 15 pubblicati. 

Nel 2006 ha fondato il sito MilanoNera, interamente dedicato al giallo e al noir italiano e straniero. Oggi la redazione conta una pubblicazione di oltre 9300 articoli. Ha una squadra di collaboratori in costante aumento che si occupano di recensioni, redazione articoli e interviste. Roversi è ideatore e direttore artistico del Nebbia Gialla Suzzara Noir Festival che sin dalla prima edizione del 2007, ora giunto alla 16° edizione, ospita i più grandi giallisti italiani e stranieri (lo scorso anno è giunto ospite Michael Connelly).

Paolo Roversi ha qualche autore a cui si ispira, che ama particolarmente?

Ci racconta della sua passione, iniziata a molti anni fa, gli ultimi del liceo, per Bukowski. Di questo grande ha letto praticamente tutte le opere, ama il suo stile, ne rimane folgorato. Trae ispirazione per i suoi romanzi dallo stile, le frasi brevi e incisive sebbene il genere non sia certo lo stesso. Ecco che allora utilizza anche lui i dialoghi non molto lunghi per portare il lettore a focalizzarsi sulla scena. Ha scritto alcuni saggi dedicati a Bukowski, raccontandolo attraverso una intervista, raccogliendo aforismi per una raccolta. Non ultimo gli ha dedicato anche un romanzo.

Mi viene da chiedere se ci sono, quali sono, le regole da seguire per scrivere un giallo o un thriller.

Roversi ci porta un po' nel suo mondo, ci dice che in buona sostanza sono della stessa famiglia. Il giallo però ha regole un po' diverse, è rassicurante, si sa che alla fine il bene trionferà e il cattivo soccomberà. Nel thriller potrebbe non accadere, qui il ritmo poi deve essere serrato, incalzante, la narrazione veloce e densa di colpi di scena, è forse più americano...

Veniamo ora al suo rapporto con i personaggi seriali di cui si avvale nei romanzi. 

Sorridiamo per la domanda mia curiosa e Roversi ci dice di essere in ottimi rapporti con loro. Con Radeschi che lo accompagna da molto tempo si diverte ancora molto. 

Abbiamo parlato di Radeschi, che ho da poco conosciuto ne "La confraternita delle ossa" edito Feltrinelli, mi azzardo a chiedere com'è nato e quanto di Roversi c'è in lui. 

L'autore un po' si racconta, essendo stato anche lui, come Radeschi, giornalista di nera, ci dice che bisogna scrivere di ciò che si conosce. Dalla sua carriera di giornalista nasce dunque il personaggio protagonista dei suoi gialli. "La confraternita delle ossa" è in prequel che racconta l'arrivo di Radeschi a Milano e nel corso del proseguo della serie ci sarà lampante un'evoluzione su di lui, diventerà più cinico, la città stessa di Milano ovviamente negli anni è cambiata e cambierà nei romanzi. Retaggio del passato di Roversi è anche la passione per l'informatica del suo personaggio, naturalmente accentuata, e non ultima la mitica Vespa gialla del '74, "Il giallone".

Il 21 ottobre è uscito invece il suo nuovissimo thriller "Black Money" per i tipi di SEM. Sono molto curiosa di scoprire qualcosa di più su questa sua ultima fatica.

Roversi calamita subito la mia attenzione! Dice che il thriller è ispirato a una storia vera del 2013, su cui a suo tempo aveva scritto un articolo ripromettendosi di approfondire i fatti accaduti. Si tratta di una storia incredibile, un gruppo di hacker colpisce 28 paesi del mondo, facendo in modo che contemporaneamente i bancomat riversassero soldi, così da svuotarli. Fu chiama "Rapina del millennio". La storia del thriller è ovviamente romanzata, si intrecciano diversi personaggi e altrettanti fatti si concatenano rendendo al fine un quadro finito, anche se inizialmente gli accadimenti paiono distinti.

Chi è la protagonista di "Black Money"?

Gaia Virgili è la profiler incaricata per seguire l'indagine, i lettori la conoscono già da "Psychokiller. Nella Mente dell'assassini" anche se in questa nuova storia la si comprenderà maggiormente. Le storie sono leggibili comunque singolarmente in quanto autoconclusive. 

La Virgili ha studiato a Quantico alla BAU, proviene dall'Unità contro il crimine violento U.A.C.V. e viene promossa all'Europol con sede a l'Aia. Ecco perchè viene chiamata a indagare su un crimine commesso in più paesi contemporaneamente come quello che leggeremo in "Black Money". 

Ringrazio Paolo Roversi per il tempo che mi ha dedicato, per come si è raccontato, per la sua estrema simpatia. Buona fortuna al nuovo thriller che sicuramente leggerò!

Intanto vi lascio la trama di "Black Money"


Che cosa collega il rapimento di un’antropologa a Parigi con gli omicidi di un banchiere a Milano e di un finanziere saudita a Nizza? Sono tutti eventi in preparazione di quella che diventerà “la rapina del millennio”, progettata da un collettivo hacker internazionale che si fa chiamare FaceLess. L’indagine viene affidata alla profiler Gaia Virgili, da poco a capo di una squadra investigativa dell’Europol, con sede a L’Aia. Ad aiutarla ci saranno Dominic Lamarque, commissario di polizia della brigade criminelle di Parigi con un passato nella legione straniera, il catalano Cesar Cabrera, ex Mossos d’Esquadra, e Gil Fontain, ingegnere ed esperto d’informatica, che sarà l’arma in più contro gli hacker di FaceLess. A loro, inoltre, si affiancherà Jack Durrell, ambiguo agente statunitense della National Security Agency, con un passato nella CIA e tanti segreti da nascondere. La squadra dell’agente speciale Virgili si metterà prima sulle tracce dei responsabili degli omicidi e poi dei rapinatori, in quella che ben presto si trasformerà in una sorta di partita a scacchi internazionale con un avversario astuto e “invisibile” soprannominato Defoe. Un’indagine mozzafiato, un thriller ricco di colpi di scena, dal finale sorprendente e inaspettato... "Black Money" si ispira alla storia della più grande rapina mai avvenuta a livello mondiale, realmente accaduta nel 2013, che ha fruttato ai banditi oltre 45 milioni di dollari dopo che erano riusciti ad hackerare i sistemi di sicurezza delle banche e a rapinare in contemporanea – con un’audacia e un sincronismo impressionanti – migliaia di sportelli bancomat sparsi in ventisette stati del mondo.

SEM
2021
21 ottobre 2021  Pagine: 288 p., Brossura



Il labirinto di Ottavio Nicastro

Parigi, uno spietato serial killer tiene in scacco la città. Uccide poveri innocenti e li trasforma in statue umane. La polizia brancola nel...