sabato 18 dicembre 2021

Il tempo perso in aeroporto di Lorenzo Foltran

Non una semplice antologia, ma una raccolta organica nella quale i singoli testi poetici sono organizzati in modo tale da raccontare una storia. Il tempo è il tema di questa raccolta che in tre sezioni ne esplora le molte sfumature. Esso appare come un elemento relativo che si dilata, si comprime, e che soprattutto passa, in rapporto però allo spazio dentro al quale scorre: la dimensione del sogno e della realtà alternativa dei videogame, l’ambiente non cronologico del ricordo o della riflessione, sono contrapposti allo scandire alienante della vita vera, dove il tempo è percepito soprattutto come perdita. Così il lettore procede fra giorni senza calendario o calendari appesi al muro per nasconderne le crepe; si riconosce fra ore piene e vuote, nei minuti precisi che occorrono per cucinare una pastasciutta che però risulta insipida. Insieme alla giornata si rischia di perdere talvolta la strada o il senso di sé: scrivere è allora l’antidoto al disperdersi dei propri momenti, anche quando è soltanto esaurita la pila dell’orologio.


  • Editore ‏ : ‎ Graphe.it (7 aprile 2021)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 102 pagine

Recensione  a cura di Cinzia Cogni

 È un piacere per me, che amo leggere e scrivere poesie, recensire questa seconda raccolta di Lorenzo Foltran, dal curioso titolo " Il tempo perso in aereoporto".

Rispetto alla raccolta precedente infatti, l'ho trovato molto maturato, sia nello stile che nella scelta dei temi trattati, che seppur diversi hanno un unico filo conduttore: il tempo.
Il concetto di tempo ha diverse interpretazioni e l'autore nei suoi versi, le analizza tutte: lo spazio, lo scorrere delle lancette, i vari momenti della vita, i giorni che passano attraverso i calendari,  il silenzio o lo stare immobili, il tempo che si dilata, quello che si comprime, il tempo legato ai ricordi, alle stagioni e perfino quello onirico... 

"...il presente me l'hanno trapiantato..."

Per Foltran l'uomo vive in un aeroporto, una sorta di terra di mezzo da dove può partire,  fermarsi, o anche tornare indietro...dove il tempo che passa può sembrare interminabile, mentre altre volte perfino breve.

Misuro il tempo perso in aeroporto,
all'andata e al ritorno.
Deposito, ritiro del bagaglio,
insieme pieno e vuoto...
... il conto alla rovescia
verso il prossimo imbarco,
nuovo viaggio,
con doppio passaporto.
Come turista della propria terra,
il prodigo riflusso.


Qui la vita scorre fra realtà e sogni, si muove veloce, inesorabile, talvolta assorbita dai giochi iterattivi, altre dalle piccole cose, anche insignificanti come il tempo che si aspetta per cucinare gli spaghetti...

OTTO MINUTI
Misuro il tempo che resta negli otto,
necessari minuti alla cottura
per cucinare al dente gli spaghetti
come demiurgo della pastasciutta...


La raccolta è divisa in tre parti, come se l'autore ci raccontasse una storia che comprende il passato, il presente e il futuro; c'è il tempo trascorso in aeroporto,
quello ludico, anche se dietro le sue descrizioni si percepisce che il gioco è un pretesto per parlare di altro, e infine, il presente, dove l'uomo è assorbito dai suoi doveri quotidiani e soffoca la propria creatività...sono davvero tanti i temi su cui riflettere.

...di giorni senza calendari appesi
e condannati per soffocamento,
a morte tutte le ventiquattro ore.
Siamo io e te in questo conto alla rovescia...


Questo è un viaggio che ci porta a navigare, a volare, a camminare attraverso il tempo; è un viaggio reale, che tocca pezzi di vita vera, ma pure virtuale, grazie ai videogiochi che permettono di entrare in mondi irreali e di illudere il tempo che passa.

TETRIS
Arrivano dal nulla i blocchi problemi,
si incastrano tra loro in forme diverse.
Alcuni più adatti al contesto, al caso
lentamente si posano e scompaiono.
Senza traccia il passaggio è lasciato
a mattoni e incertezze maggiori...


Le poesie di Foltran non sono tutte di facili interpretazioni, su alcune mi sono soffermata parecchio per carpire fino in fondo il suo messaggio; questo anche perché il poeta usa un linguaggio forbito, accademico, non sempre semplice e immediato.
Mi permetto di aggiungere che non credo sia una raccolta adatta a qualsiasi lettore,se già la lettura di poesie ha un pubblico selezionato, qui ci vuole anche la voglia di entrare in un mondo nuovo, fatto di versi originali e dove le emozioni sono celate... se invece avete questa passione, allora fermatevi in questo aeroporto e lasciatevi trasportare dai versi di Lorenzo Foltran.

lunedì 29 novembre 2021

Regina di Sangue di Paolo De Chirico


Trama. Cinque amici dai tempi delle medie si ritrovano, dopo l’identificazione del cadavere di un’amica, immischiati in una cospirazione perpetuata da una setta omicida e criminale che rincorre la purificazione della razza umana attraverso il sangue. La morte e la distruzione perpetuate dalla setta entreranno nelle vite dei cinque amici trascinandoli in un delirio di violenza e macchinazioni dalle quali ne usciranno rinati. Tradimenti, perdite e rivelazioni scioccanti accompagneranno la lettura. Tutta la vicenda si sviluppa in un’esposizione corale su due linee temporali dove ognuno dei co-protagonisti è vittima e artefice del proprio destino


A cura di Cinzia Cogni

Leggendo la trama di questo thriller intitolato " Regina di sangue" dello scrittore Paolo De Chirico, mi aspettavo la classica storia che racconta di una vittima fatta a pezzi e di assassini affiliati ad una setta, da cercare tramite indizi disseminati nel corso del romanzo.

Devo dire che il riferimento dell'autore nella sua biografia alla sua passione per Edgar  A. Poe e H. P. Lovecraft forse, avrebbe dovuto farmi insospettire, ma solo a metà storia, quando la parte horror prende il sopravvento, ho compreso che è questo il vero stile di Paolo De Chirico.

"...Ho sognato lei che attraversava un ponte su un fiume, di notte. Sorrideva e i suoi denti brillavano di luce propria nel buio, rischiarando ciò che la circondava...camminava sulle caviglie perché i piedi non li aveva e la scia di sangue segnava il percorso compiuto dal ponte fino a me."

Mi sono ritrovata così, dentro una storia inaspettata, misteriosa, enigmatica, sopra le righe... che scava  nella mente dei personaggi, intrisa di violenza, forse un po' splatter, ma talmente spaventosa che sembra di entrare dentro un incubo da cui pare impossibile svegliarsi.
Logicamente non ha basi reali, ma la psicologia dei protagonisti, le descrizioni dettagliate delle scene in cui si muovono, sono talmente ben scritte, che è difficile non lasciarsi impressionare da questa scia di sangue e orrore.

"Michela aprì gli occhi, ed essi erano profondi come mai prima d'allora,  il verde dell'iride era quasi del tutto scomparso diffondendosi a macchia d'olio nell'umor acqueo.  Erano occhi potenti, enormi e scrutatori.  La ragazza sbatté le palpebre e tutto tornò normale.  Marco dubitò di ciò che aveva visto..."

i protagonisti sono cinque amici che si ritrovano dopo tanti anni a Napoli, la loro città natale, per identificare una loro ex compagna di scuola, morta in circostanze misteriose; ormai adulti, sposati e in apparenza realizzati, in realtà non sembrano felici, ed il racconto  che si snoda su due archi temporali, da ad  ognuno  di loro, la possibilità di parlare delle proprie vicissitudini sia passate che  presenti.

"I cinque rimasero scioccati, i loro occhi oscillarono da una parte all'altra della barella, cercando di capire cosa stessero vedendo,  perché non poteva essere definita come una persona morta."

È davvero Michela Chierchia, la loro ex compagna di scuola e amica, quella che giace sul tavolo dell'obitorio?
E se è lei, chi l'ha assassinata, che motivo aveva per odiarla a tal punto,visto come ha ridotto il suo povero corpo?
Ossessionati da queste domande, gli amici, senza rendersene conto, si ritrovano ad indagare nella vita della loro amica, alla ricerca di risposte, e al tempo stesso devono fare i conti col passato e con sé stessi...anche se certe volte, la realtà supera la fantasia e in questi casi la verità è meglio lasciarla sepolta.

"Ho già visto quel simbolo. Sotto il Duomo di Napoli, quando mi hanno conciato per le feste. Hai ragione qui c'è qualcosa che non quadra. " in quel momento trenta, tra uomini e donne, intonavano l'Angelus in latino...
"Hanno cambiato le parole. Si parla di un "Angelo" e di una "Maria"  ma ometteno "Cristo" e "Signore", e non capisco di quale sangue parlino..."

Paolo de Chirico è riuscito ad allontanarmi dalle mie letture prettamente storiche, per diversi giorni e a spiazzarmi fino all'ultima pagina, con un romanzo originale e avvincente, e ci tengo a ringraziare lui e il gruppo "Gli amici delle emozioni" che mi hanno permesso di vincere questo libro e che
 ora consiglio, soprattutto a coloro che cercano una lettura insolita e "forte" dove non ci si annoia di certo.

"Guardatelo. Osservate il riso sul volto dello stolto. Non è magnifico? Quanti colpi ha subito e quante ossa gli avete frantumato? Dovrebbe essere morto e invece ha riso pensando all'ironia della sorte... Sopravvivrà e sarà il nostro inconsapevole cavallo di troia...

  • Editore ‏ : ‎ Independently published (24 novembre 2020)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 319 pagine

martedì 9 novembre 2021

Il Divoratore di Lorenza Ghinelli

 1986. Denny ha solo sette anni, un padre violento e una madre tossicodipendente. A scuola tutti lo considerano pazzo, perché passa il tempo a inventare filastrocche spaventose il cui protagonista è l’Uomo dei Sogni, che lo vendica senza pietà per ogni sopruso e ogni ingiustizia che subisce. 2006. Anche la vita di Pietro è tutt’altro che semplice: autistico, comunica con il mondo esterno soltanto attraverso i suoi disegni, e viene preso continuamente di mira da alcuni compagni di scuola del fratello che, un giorno, scompaiono uno dopo l’altro nel nulla, lasciando dietro di sé solo i vestiti che indossavano. Pietro, unico testimone oculare della vicenda, sa chi è il colpevole e lo ritrae: si tratta di un vecchio trasandato e dall’aria crudele che brandisce un bastone nascondendosi dietro un albero. Nessuno, però, gli crede, tranne Alice, la sua educatrice professionale: quel disegno fa tornare a galla ricordi inquietanti che per vent’anni la ragazza aveva cercato di dimenticare. Ma in un attimo il passato travolge il presente senza concedere via di scampo a nessuno, e non può essere fermato.


Cosa ne penso...

Acquistato il giovedì, concluso il sabato.... Non servirebbe altro da aggiungere, significa che mi ha catturata Lorenza Ghinelli.

Un po' a metà strada tra il thriller e l'horror è un libro ottimo da leggere nel weekend di Halloween. 

Inizialmente sembra un po' lento ma poi si viene risucchiati in un caleidoscopio di paura, di follia.

Il libro che avete tra le mani non è solo questo, è il messaggio importantissimo, indelebile che ci deve fare da apripista. Nessuno, per quanti difetti ci possa parere che abbia, per qualsiasi disturbo la vita ci abbia regalato, deve mai essere preso in giro, bullizzato. Mai!

"Troverai molte persone arroganti e stupide che ti offenderanno con la loro stupidità, proprio come questi ragazzi"

Nel libro di Lorenza Ghinelli incontriamo dei ragazzini, alcuni autistici, con la sindrome di Asperger e altri ancora che hanno subito i peggiori soprusi in casa, dai genitori. 

I ragazzi sono ragazzi, giocano a volte, altre non si rendono conto che il gioco va fermato. Accade però che un vecchio con il bastone, che reca con sè un odore indistinguibile ricompaia nuovamente dopo anni. Ragazzini iniziano a sparire, volatilizzati, di loro rimane il dolore dei genitori e un mucchietto di ciò che indossavano prima di scomparire.

Qualcuno deve riaprire l'abisso in cui aveva recluso i ricordi, solo così si potrà fermare questa macchina spaventosa di sparizioni. 

Eppure il male è così vicino, ci pare di toccarlo quando l'odio ci fa visita, e si diventa cattivi.

"Denny non si scompose, rimase placido: superficie ingannevole di un oceano terrifico"

"Denny era stato spezzato. E adesso era completamente solo."

Un romanzo onirico, con una parte di soprannaturale, che alla fine dei giochi ci insegna forse che il male non si ferma mai una volta che gli abbiamo consegnato l'anima. Eppure, credetemi, ci saranno momenti in cui sarete dalla parte del male. E' difficile decidere da che parte stare. Ci saranno altri momenti in cui vorrete allungare la mano e aprire un varco per entrare nel libro e abbracciare chi cammina tra le pagine.


Sara Valentino

  • Editore ‏ : ‎ Marsilio (21 ottobre 2021)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 240 pagine

lunedì 8 novembre 2021

Ero cattivo – Antonio Ferrara

 Trama



Angelo, ragazzino cinico e violento appena uscito da una brutta storia, deve trascorrere un periodo di recupero. Padre Costantino, responsabile della comunità, ha fiducia in tutti i ragazzi, ma per crescere si deve avere un obiettivo. Angelo dovrà imparare che tutti abbiamo in mano il nostro destino, ma che questo comporta grandi responsabilità. Lui e il suo piccolo gruppo affronteranno la violenza, ma anche la poesia della vita. Dovranno superare il terrore di sentirsi soli. Ma per una volta fra gli adulti c’è qualcuno pronto ad ascoltare. Età di lettura: da 10 anni

Link d’acquisto:Ero cattivo

 


Copertina flessibile: 224 pagine
Editore: San Paolo Edizioni (1 novembre 2013)
Collana: Narrativa San Paolo ragazzi
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8821578429
ISBN-13: 978-8821578427


a cura di Cascasi Monica

“Ero cattivo”, un libro triste che allo stesso tempo ci porta a contatto con una realtà di cui a volte non immaginiamo nemmeno l’esistenza. Questa è la realtà in cui molti ragazzi vivono e spesso non vengono aiutati adeguatamente.
Angelo, in questo libro, ci racconta la sua vita in comunità ma, allo stesso tempo, ci parla del suo passato crudele e triste, i suoi genitori non gli hanno mai voluto bene e questo porta Angelo a diventare un cattivo ragazzo, che in realtà non è.

Angelo per la prima volta nella sua vita capisce che essere cattivo non è una buona cosa, che le azioni che fa, anche apparentemente innocue e divertenti, possono seriamente finire in una tragedia. La vita in comunità gli farà incontrare persone che hanno dei problemi diversi dai suoi, ma comunque che portano a sofferenze e tristezza.

La vita in comunità non sarà facile per lui, ma Padre Costantino è un grande uomo e sa come aiutare i ragazzi che hanno avuto un passato turbolento, il suo più grande insegnamento è quello di avere un sogno e cercare con tutte le proprie forze di raggiungerlo…
Riportata all’inizio del libro una bellissima citazione di “Danilo Dolci”, che ci conduce al personaggio di Padre Costantino, colui che sa, con pazienza, educare i ragazzi, li sogna adulti come persone migliori e soddisfatte di ciò che sono:

”A Velia, che ha tutta quella forza dolce.
C’è chi insegna guidando gli altri come cavalli, passo per passo: forse c’è chi si sente soddisfatto così guidato.
C’è chi insegna lodando quanto trova di buono e divertendo: c’è pure chi si sente soddisfatto essendo incoraggiato.
C’è pure chi educa, senza nascondere l’assurdo ch’è nel mondo, aperto a ogni sviluppo ma cercando d’esser franco all’altro come sé, sognando gli altri come ora non sono: ciascuno cresce solo se sognato”

Questo libro lascia un’impronta che difficilmente si dimentica, ti trasporta nella vita di una persona che emotivamente è distrutta e ti fa capire che la vita, se pur difficile, può migliorare. Molti insegnamenti che Padre Costantino lascia ad Angelo sono utili anche per chi non ha una vita così difficile, lui suggerisce che bisogna avere un sogno e bisogna fare qualunque cosa per raggiungerlo, se pur difficile e impegnativo. Ci ricorda che tutti se ci mettiamo il giusto impegno arriviamo a realizzare i nostri sogni e gli obbiettivi che ci prefiggiamo.

“Arrivò il prete. Bussò alla porta della mia camera, entrò, si sedette sul letto e mi fece le sue domande.
-Di cosa hai paura?- mi chiese con quella sua voce acuta. – Dimmelo.
-Non ho paura.
-Sì che ne hai. Se potessi esprimerlo a parole avremmo qualcosa da guardare. Potremmo affrontarlo, immobilizzarlo a terra, trapassargli il cuore con un pugnale. Ma se fai così non andiamo da nessuna parte.
-Se faccio come?
-Se non cominci a prenderti sul serio – mi fece.
-E a prendere sul serio anche te, vero?
-Lo stai già facendo. E questo ti spaventa.
Sentii i miei occhi prosciugati dallo sforzo di guardarlo. Le mie mani dietro la nuca fremevano dal desiderio di muoversi.
-E cos’hai tu, che potrebbe spaventarmi? – chiesi.
Padre Costantino tese la mano, con il palmo in su, e ci batte un dito sopra.
-La tua vita. La vuoi?”

Questo credo sia il mio passo preferito perché il prete ha davvero nelle sue mani la vita di Angelo, ma il ragazzo non vuole ammettere che, se non cambierà o il Prete non lo condurrà a farlo, sarà costretto ad andare in carcere minorile. Ma Costantino, essendo empatico, sa cosa pensa Angelo e di conseguenza lo mette a dura prova con le sue risposte.
“Ero Cattivo” mi ha insegnato a credere un po’ di più in me e nei miei sogni e credo che una figura come Padre Costantino sia utile a tutti e potrebbe aiutarli a uccidere i propri fantasmi interni.

venerdì 5 novembre 2021

Formule mortali – François Morlupi

 Trama


In una torrida estate romana un passante scopre un cadavere di un uomo atrocemente torturato e mutilato. Sul terreno insanguinato gli arti amputati disegnano una celebre formula fisica. È il primo di una serie di omicidi rituali che coinvolgono vittime senza alcun legame apparente. A tentare di risolvere il caso è chiamato il commissario Ansaldi, professionista integerrimo ma tormentato dall’ansia e dagli attacchi di panico. Ad accompagnarlo in questa avventura verso il male, il vice ispettore Loy, una ragazza con un forte disturbo antisociale di personalità, e altri tre membri del commissariato di Monteverde. Tenteranno insieme di venire a capo di quello che ormai i media hanno battezzato come “il caso delle formule mortali”, un’indagine dopo la quale nessuno dei protagonisti sarà più lo stesso.



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Copertina flessibile: 320 pagine
Editore: Croce Libreria (23 aprile 2018)
Collana: Croce Libreria
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8864023313
ISBN-13: 978-8864023311

 

a cura di Cristina Costa

Agosto romano, caldo torrido, la vita nella capitale è meno frenetica, molti sono in vacanza.
In questa calma apparente un efferato delitto si compie a danno di un professore universitario di fisica, torturato brutalmente e ucciso con il sistema medioevale dell’impalatura. Sul luogo una sola scritta, la formula che ha rivoluzionato completamente il XX secolo, scritta proprio con gli arti della vittima: E=mc2.
Inizia una corsa contro il tempo, brancolando nel buio che vede coinvolto il Commissario Ansaldi e gli uomini della sua squadra.
Una squadra a prima vista un po’ sgangherata: lui perennemente colpito da crisi di panico e in totale dipendenza dagli ansiolitici, appassionato di arte, quella vera, quella che mira alla Bellezza nel senso più alto del termine.
Tre uomini, tre giovani ispettori:
un devoto padre di famiglia, Caldara, un po’ succube della moglie che non comprende il suo lavoro;
un giovane latin lover, Leoncini, che colleziona flirts con donne meravigliose;
un appassionato di fantacalcio e cinema coreano, Di Chiara, che si punzecchia spesso e volentieri con il collega macho.
E infine il Vice Commissario: Eugénie Loy, una ragazza italofrancese che vive in un mondo tutto suo, che ha problemi a relazionarsi con gli altri, primi fra tutti i suoi colleghi, legata al suo superiore da un rapporto di stima quasi paterno.
Amante della buona lettura, una citazione del libro la descrive alla perfezione: Les gens les moins sensibles sont les plus heureux (Chamfort).
La trama è avvincente senza dubbio. Finisce un capitolo e non vedi l’ora di iniziare l’altro. Il ritmo è scandito dagli omicidi seriali legati da un filo conduttore che tiene il lettore col fiato sospeso in un crescendo di tensione sapientemente intervallata da episodi di vita quotidiana dei protagonisti. Protagonisti che non sono supereroi all’americana ma persone vere, genuine, concrete, con i loro limiti.
Il finale lascia sgomenti, atterriti, consapevoli che il male insito nell’uomo è così radicato nella sua storia da non conoscere fine.

Diversi i temi che ho ritrovato nel romanzo:
l’importanza del lavoro di squadra e il senso di appartenenza ad una squadra.
Lealtà e onestà, dedizione al lavoro, questo lavoro poi che è una vera e propria missione.
E poi c’è l’assurdità e atrocità degli estremismi e dei fanatismi che non hanno mai avuto e mai avranno risvolti positivi.
E su tutti l’importanza della coesistenza di scienza e religione.
Scienza e ragione, religione e fede che non per forza si escludono ma che si completano.
Vorrei concludere questa mia recensione con due frasi pronunciate dal Professor Van Helsing tratte da Dracula di Bram Stoker, proprio sui limiti della scienza e della fede:
“La nostra scienza vuole spiegare tutto, e se non spiega, allora essa dice che non è niente da spiegare”.
“La fede quella che permette noi di credere cose che noi sappiamo essere non vere”
Tra le due il giusto equilibrio.
Buona lettura!

Recensione di origine Formule mortali - François Morlupi | Septem Literary

giovedì 4 novembre 2021

Le Ombre non Lasciano Tracce. Ladri di bambini di Luca Improta

 Trama 


Esiste crimine più vile di quello di rapire bambini innocenti? Quando Giacomo Martini e Manuele Riccardi spariscono nel nulla, la paura si diffonde nel Paese come un’epidemia. E così l’incarico di condurre le indagini viene affidato al vice ispettore Rebecca Rei. Non passa molto tempo, e il cadavere di uno dei presunti artefici dei sequestri viene ritrovato in un furgone. È stato ucciso, e le condizioni in cui versa sembrano la truce conseguenza di un macabro rituale. A prendere parallelamente forma è la pista del sadismo estremo, un sadismo che non riesce a placarsi neanche con la morte della vittima. Nonostante le indagini procedano senza sosta, i rapimenti e gli omicidi non s’interrompono. Ma è la strategia del killer a subire un cambiamento. Le nuove vittime, infatti, verranno scelte tra quelle figure che si stanno adoperando per la sua cattura e così toccherà anche a Rebecca pagarne le conseguenze. Ma in una Roma atavicamente incapace di trovare pace, di smettere di farsi sempre del male e di farne a sua volta, questi inquietanti accadimenti non rappresenteranno altro che l’inizio di una vicenda che lascerà tutti i protagonisti profondamente segnati. Link d’acquisto: https://amzn.to/2E4Kfll

Copertina flessibile: 374 pagine
Editore: Youcanprint (4 giugno 2018)
Collana: Youcanprint
Lingua: Italiano
ISBN-10: 882783348X
ISBN-13: 978-8827833483

 

a cura di Fabiana Farina

Fino a dove riesce a arrivare la disperazione di una madre a cui hanno rapito il figlio?
Fino a dove la smania di aver in pugno il potere si stende, togliendo il caso e sospendendo gli investigatori?
In questo caso, il vice l’ispettore Rebecca Rei, dovrà scendere fino alla porta dell’anticamera dell’inferno in Afganistán per cercare l’aiuto di Daniel, quell’ombra che in passato le ha dato una mano su un altro caso complicato, l’unica persona in grado di scoprire che fine abbia fatto il suo bambino senza considerare che l’inferno vero e proprio per una madre qualunque, si trova a Roma, a casa sua.
Non solo si ritrova a dover indagare sulla sparizione di una serie di bambini, tra di loro anche suo figlio, ma anche su una serie di omicidi a sfondo sessuale del mondo sadomaso collegati ai rapimenti e di cui una delle vittime è il principale indiziato di questi esecrabili delitti: il famoso giornalista Tito Agricola.

“Vedi, mia cara, io non faccio altro che fornire al mio pubblico esattamente quello che vuole sentirsi raccontare, quello di cui ha un endemico bisogno. Il morto ammazzato di per sé non conta nulla; escludendo i parenti o i conoscenti più prossimi, è questo non è neanche detto, non frega un cazzo a nessuno se uno sconosciuto vive o muore. Non è la morte di per sé a creare attenzione, quanto, piuttosto, tutto ciò che può esserci dietro. O intorno. Noi giornalisti siamo coloro che prendono in consegna un insignificante cadavere è lo fanno lievitare fino a raggiungere un rango estremamente più elevato.
Lo trasformiamo in una notizia… E questo accade che si tratti di un balordo, di un nobile, di un letterato, di una puttana. Vedi, non è la salma in sé, ma siamo noi a entrare dentro le case, dentro le paure più recondite dell’uomo, dentro le sue debolezze, dentro le sue perversioni.”

In un crescendo di angoscia, di perversione, di stupidità umana, di dolore, di odio, di sete di vendetta e di false speranze si snoda la trama di questo romanzo.
Incontriamo fra le sue pagine un ritmo incalzante, adrenalinico che ci spinge fino alla fine, districandoci in una corsa senza tempo e facendoci arrivare al colpo di scena finale, quello che proprio non ti aspetti.

“Quante volte devo ricordarti che Dio non è ciò che ci raccontano? Egli è l’Equilibrio assoluto, il bilanciamento perfetto di tutte le cose, mentre il Diavolo rappresenta tutto ciò che non lo è.”

È un libro intenso, scritto maestosamente, dove si respira un’aria stagnante data dal fatto che, tanto i rapimenti come gli omicidi si susseguono ma che in realtà non lasciano nulla agli investigatori per poter lavorare. È un libro che ti trasporta negli antri della follia, che ti tiene incollata in questa spirale di malvagità, perché solo un pazzo può commettere questo tipo di omicidi. E allora diventa doveroso per il lettore sapere come si svolgeranno i fatti e soprattutto sapere chi è questa “mantide religiosa”.

Recensione di origine Le Ombre non Lasciano Tracce. Ladri di bambini di Luca Improta | Septem Literary

mercoledì 3 novembre 2021

La confraternita delle ossa (La serie di Radeschi Vol. 1) di Paolo Roversi

 La prima indagine di Enrico Radeschi


Trama. Milano, 2002. Molti misteri s'intrecciano sotto la Madonnina. Tutto comincia quando un noto avvocato viene assassinato in pieno giorno nella centralissima piazza dei Mercanti: prima di morire, però, l’uomo traccia uno strano simbolo col proprio sangue... Da qui parte una complicata indagine che porterà Enrico Radeschi, giovane aspirante giornalista nonchè hacker alle prime armi, a indagare, insieme allo scorbutico vicequestore Loris Sebastiani, su una misteriosa confraternita che trae ispirazione da san Carlo Borromeo e persegue un disegno spietato per ristabilire l’ordine morale in una società giudicata corrotta. A quello dell’avvocato seguiranno altri omicidi o presunti tali, come l’inquietante schianto di un aereo contro il grattacielo Pirelli. Nel frattempo, una conturbante femme fatale, soprannominata “la Mantide” dagli inquirenti, seduce e uccide giovani ragazzi nei giorni di festa, facendone poi sparire i corpi. Chi è la donna misteriosa? E chi la protegge? Qual è il disegno ultimo di questa confraternita millenaria? Cosa si nasconde nei sotterranei del Duomo di Milano e nella cripta di un’altra famosa chiesa milanese? Un thriller mozzafiato e incalzante, scritto con una prosa efficace e immediata.


 cosa ne penso....

"La confraternita delle ossa" è stato per me il primo incontro con Paolo Roversi e con il suo straordinario personaggio Enrico Radeschi. 
Siamo a Milano, a me confinante quindi gioco quasi in casa, riconosco luoghi e vie della città anche se il giallo è ambientato nei primi anni del 2000.
Tutto ha inizio con il ritrovamento del corpo dell'avvocato Giovanni Sommese, il suo nome appartiene a una cerchia molto prestigiosa di avvocati. Viene ritrovato con un pugnale conficcato nel ventre in piazza Duomo, a fargli da sfondo e guardare i suoi ultimi istanti di vita e il volto del suo assassino c'è l'abete grande addobbato per le feste natalizie ancora in corso. 
Sommese riesce a tracciare un simbolo, togliendosi il coltello dalla pancia, lo fa usando il suo stesso sangue.
Il giovane Radeschi, gionalista alle prime armi ma con una grande voglia di arrivare si trova con il suo nuovo capo, il caporedattore di Telecity Milano a iniziare da lì da questo primo omicidio. 
Conosceremo i suoi amici, chi lo indirizza con sapienza verso il mondo dell'informatica quello degli hacker. I soldi sono pochi, nessuno è disposto a pagarlo per i suoi pezzi e lui, Radeschi, crea un sito, un blog "Milanonera" e inizia a raccontare dell'omicidio e dello strano simbolo che ha fotografato ma a cui nessuno presta troppa attenzione.
Il giallo ci coccola perchè dipinge le vie, i sentimenti, i giochi, la vita dei personaggi. Il giallo però prende velocità, accadono fatti che rendono tutto molto doloroso, il male arriva a sfiorare troppo da vicino il nostro Radeschi.
Sotto la città, nei cunicoli chiusi da un tempo, sulle tracce di un antico manoscritto, di un antico rituale c'è una confraternita che lavora nell'ombra, chi sbaglia al suo interno paga, paga caramente.
L'autore non ci risparmia scene molto crude che arricchiscono la storia e tengono il lettore ancorato alle pagine. 
Le sorprese non sono neanche finite, tra le notti brave delle vie di Milano si nasconde una mantide che adesca e fa sparire giovani uomini.
Radeschi e il suo inseparabile giallone, una Vespa degli anni Settanta, in compagnia non troppo amabile del vice questore Sebastiani ci proverà a fare luce su cosa sta accadendo nella città di Milano. 
"Le sensazioni sono tutto, sono ciò che ci fa respirare e immaginare cosa succederà dopo." Questo è ciò che sa fare Paolo Roversi con le parole, con uno stile a volte irriverente, a volte sfrontato e duro come la gavetta di Raschi ma anche come la vita che ci attende fuori dal libro. 
Felicissima di aver conosciuto questo autore, trovate una intervista che mi ha gentilmente concesso sul blog, proseguirò la lettura dei suoi altri lavori.


Sara Valentino 

  • Editore ‏ : ‎ Marsilio (3 ottobre 2019)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 394 pagine

martedì 2 novembre 2021

Luce rubata al giorno – Emanuele Altissimo

 Trama


Questa è la storia di due fratelli e dell’estate che segna per sempre le loro esistenze. Diego, Olmo e il nonno sono in montagna, nella baita comprata dai genitori prima di morire. La speranza è che quei luoghi portino serenità nell’animo di Diego, il fratello maggiore, eternamente irrequieto. Ma appena si alza il vento le seggiovie tremano e le nubi proiettano sui valloni ombre profonde. Solo Olmo capisce che Diego sta scivolando in un universo dove non si può raggiungerlo, un delirio che sembra crescere fino a toccare il cielo. E darebbe tutto ciò che ha per salvarlo. In ingegneria si parla di tensione ammissibile: il punto massimo di sforzo a cui si può sottoporre un edificio prima che collassi. L’Empire State Building, per esempio, sopravvisse all’urto di un Bomber B-25. Giorno dopo giorno, Olmo costruisce proprio il modellino dell’Empire State: con infinita pazienza, consapevole che la forza dell’edificio sta nella posa di ogni singolo mattoncino. Ma qual è la tensione ammissibile per una famiglia, per l’amore che tiene insieme le persone? “I miei personaggi li ho immaginati come dei giganti” ha scritto l’autore. “Diego è un gigante incapace di farsi bastare il suo mondo, che sogna di scalare le montagne e prendersi il cielo. Ma soprattutto lo sono Olmo e il nonno. Giganti sono coloro che guardano in faccia il dolore senza più scuse. Che accettano dolori per i quali non c’è consolazione.” Alla sua prima prova, Emanuele Altissimo scrive un romanzo scabro eppure carico di emozione, e mette in scena personaggi in lentissima caduta libera, come fiocchi di neve. Il vento, le radure, il profilo fiero di un daino, l’aria sottile delle vette: tutto in queste pagine è vasto e misterioso come l’animo umano, capace di salvare una scheggia di luce anche nella notte più buia.

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Copertina flessibile: 240 pagine
Editore: Bompiani (9 gennaio 2019)
Collana: Narratori italiani
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8845298256
ISBN-13: 978-8845298257

Cosa ne penso ...

“Luce rubata al giorno” è la luce che abbiamo dentro, che la vita con la sua forza ci strappa via ponendoci di fronte a un ineluttabile destino.

Questa è la storia di una famiglia, spezzata in due dal dolore; è la storia di come ognuno di noi percepisce e affronta le avversità. La sofferenza può dividere, può allontanare, può anche rendere ciechi.

“Difficile trovare i difetti alle cose” disse ” Specie se le ami”

In questo romanzo c’è tanto amore. Due fratelli e il loro nonno uniti e divisi dal dolore per aver perso rispettivamente i genitori e la figlia. Al nonno spetta un compito difficile e complicato e per portarlo a termine deve restare sordo a ciò che lo sconquassa internamente.

Una foto, pur sbiadita che sia, resta a volte un legame che spacca dentro, che dilania l’anima perché riporta la mente a momenti felici, che sai non torneranno mai più. Ma quella foto la tieni con te, la guardi e la riponi, piangi e ti indurisci.

Emanuele Altissimo utilizza al suo esordio un linguaggio poetico e pittorico perché dipinge con le parole i paesaggi e i volti. Ma dipinge i caratteri, le emozioni, le ribellioni interne.

La folle tempesta che si abbatte sulla famiglia di Diego e Olmo viene raccontata anche attraverso alcune metafore.

Quando il 28 luglio del 1945 il bombardiere B25 Mitchell impatta con l’Empire state building, l’edificio riuscì, nonostante i morti e i danni strutturali a reggere l’impatto unendo tutte le forze. Allo stesso modo questa famiglia cerca di rimanere unita per quanto possibile e reggere a tutte le devastanti prove che la vita gli pone dinanzi.

Eppure, a volte andiamo in pezzi, a volte non riusciamo a dimostrare abbastanza amore, o questo non viene percepito, e le unioni, come per un modellino che cade e si divide in mille parti e schegge, terminano e il cuore sembra essere dilaniato.

“Le righe si confondevano, le lettere sembravano lacrime sulla carta”

“il mondo non lo controlli. A un certo punto accetti che le persone possano deluderti, oppure ferirti. Oppure tutte e due le cose”

E’ una parabola e un insegnamento, ci sono persone che riescono a sopportare più di quanto pensi sia umanamente possibile e io personalmente so, per esperienza personale, che è così: al momento opportuno trovi la forza di sopportare tanto anche il troppo, trovi uno spiraglio di luce anche nel buio più nero e profondo.

Come quando sei in autostrada: alle volte acceleri e altre freni in entrambi i casi ti salvi la vita. Così a volte dobbiamo provarci e provarci ancora, altre invece è meglio fermarsi.

“Si può smettere di voler bene? Gli tremò la gola, ma il suo volto restò serio. “Forse sì” mormorò. “allora domani ci provo”

Non ho potuto fare a meno di commuovermi, l’autore è riuscito a rendermi empatica con tutti i componenti della famiglia, ho sentito la loro sofferenza, a volte la loro rinuncia e altre il loro desiderio di costruire ancora e di riprovare a ritrovare la “Luce rubata al giorno”.

Un romanzo che mi sento di consigliare per la sua immensità e grandezza.

Sara Valentino  Recensione di origine Luce rubata al giorno - Emanuele Altissimo | Septem Literary

giovedì 28 ottobre 2021

Dacci oggi il nostro male quotidiano di Massimo Rossi

 Trama

Dalla polverosa Africa a una livida Treviso, il destino è in un paio di scarpette da corsa. Quelle di Akiki, un ragazzo dalla pelle scura che per sopravvivere deve rubare per altri. Da Treviso all’Oregon, il destino è in un corpo di Forze Speciali a cui un uomo, David, ha affidato tutto sé stesso e sacrificato la sua famiglia. Una pista da corsa è il punto d’incontro di David e Akiki. Entrambi conoscono il male nelle sue pieghe più profonde. Ma è un male troppo radicato, vivo e violento. Difficile oltrepassarlo, semplice restare intrappolati nelle sue spire. Sembra, però, che per ottenere il bene a volte l’unica via da percorrere sia proprio quella del male.

 



Copertina flessibile: 269 pagine

Editore: Scrittura & Scritture (29 novembre 2018)

Collana: Catrame

Lingua: Italiano

ISBN-10: 8885746063

ISBN-13: 978-8885746060


Cosa ne penso ...

“Ho girato dappertutto, sono stato in mille posti, per tornare spesso al punto di partenza. ho vissuto in un labirinto senza sapere dove avrei dovuto andare. Cosa dovevo cercare. E non lo so nemmeno adesso. Un giorno arriverà uno e spegnerà la luce, e se mi chiederà che cosa ho fatto nella vita, non saprò che risposta dargli”

Un labirinto è proprio quello in cui veniamo letteralmente catapultati da Massimo Rossi, un labirinto è quello che ogni personaggio di questo romanzo si troverà ad affrontare, un labirinto che a volte non avrà uscita, un labirinto dai corridoi bui, dalle pareti nere, come solo gli incubi peggiori possono essere.

“Dacci oggi il nostro male quotidiano” è uno specchio del nostro mondo, racconta di una contemporaneità, di una quotidianità, che apparentemente è nascosta, della quale non vogliamo, e nessuno vorrebbe essere, testimone.

Viviamo in un mondo dove esiste solo il denaro, il desiderio di appagare il piacere, il potere e i valori umani sono quasi l’ultimo baluardo di un’umanità spenta, triste senza futuro.

“Imparerai così che l’unico modo che funziona per sconfiggere il nemico è affrontarlo senza scappare”

Nessuno che si guarda negli occhi, che cerca di vedere il dolore negli angoli delle vie, la solitudine.

Eppure i ragazzi, i nostri ragazzi hanno ancora la voglia di crederci, di guardare agli altri non come diversi, non come emarginati, non come esseri da tenere a distanza, ma come amici e fratelli.

L’autore narra una storia che coinvolge diversi personaggi, apparentemente distanti, ma inverosimilmente, con maestria, concatena i passaggi amalgamandoli senza sbavature nè forzature.

Che cosa avranno in comune, o come potrebbero incontrarsi: Akiki,un ragazzino giunto dall’Africa che porta con sè un sogno meraviglioso, una speranza e un dolore enorme; David Scarpa, un buttafuori di un locale privè dove nelle ombrose sere di Venezia c’è chi ama sollazzarsi; Josh un ragazzino che ama la corsa e conserva un cuore d’oro?

“Un giorno ti dissi che senza di te non sarei mai più riuscita a vivere. Ti dissi che ti avrei amato per sempre. La tua risposta fu che le cose non durano per sempre. Oggi posso dire che avevi ragione tu, che le cose cambiano. Che tu sei cambiato. Mai e sempre non esistono, fa davvero male riconoscerlo, un dolore atroce. Tu avevi ragione e io mi ero sbagliata”

Come marchi nella carne, così anche noi possiamo sentire il dolore emotivo che affligge i protagonisti di questo romanzo, la vita non è mai come ce la prefiguriamo, tutto cambia anche repentinamente,ci sono i vinti e i vincitori, i primi lottano annaspando per evitare di annegare nel mare nero della vita.

Il nero è assoluto qui, è profondo e ci sono uomini e donne indegni di questo nome per le cattiverie gratuite, per la crudeltà verso i propri simili in nome del dio denaro, un dio che porta alla perdizione.

Ho letto le pagine di “Dacci oggi il nostro male quotidiano” senza respiro, mi sentivo soffocare, ho toccato l’apice dell’alta tensione, ha un ritmo incalzante e l’autore ha il dono di rendere vivi i sentimenti e di vibrare le emozioni nel lettore. Volevo fermarmi e non vedere come sarebbe finita, ma allo stesso tempo sapevo di dover accompagnare questi amici fino in fondo. Con le lacrime agli occhi, ci sono stati momenti in cui ho guardato l’orizzonte aspettando qualcuno, nella speranza che arrivasse.

“Una volta ci credevo. Poi ho visto tutto il male di cui sono capaci gli uomini, e non ci credo più. Non credo più a nulla.”

Massimo Rossi scrive una storia che purtroppo potrebbe essere vera, il male è insito nell’uomo, ma la speranza nel genere umano non va perduta. A volte è necessario il male per combattere il male, a volte tra le ombre nere del destino, come un bucaneve sboccia il dono raro dell’amicizia

Sara Valentino Recensione di origine Dacci oggi il nostro male quotidiano di Massimo Rossi | Septem Literary

mercoledì 27 ottobre 2021

Macchia – Fabio Cosio

 Trama


Incastonato tra le montagne piemontesi, sulle rive di un lago e circondato da maestosi boschi, sorge Zemello, un piccolo paese dove, per ammissione degli stessi abitanti, “non succede mai niente”.
Zemello, grazie agli splendidi paesaggi, alla diga, alla chiesetta in legno bianco che si rispecchia sulle acque del lago, potrebbe diventare meta di escursionisti e amanti della natura ma tutto ciò si scontra con la mentalità chiusa del sindaco e di ampia parte della popolazione, che arriva a inventarsi un pericoloso orso pur di evitare di vedere gente girare per il paese.
Isolata dal resto delle abitazioni, sul dorso della montagna, c’è una casa in cui abitano due coppie omosessuali. Si tratta di Carlo, un geologo, con il marito Luigi e la poliziotta Rita con la moglie Mia. Si fanno chiamare “le Finocchie”, per combattere con l’ironia le malelingue del paese. E sono proprio loro ad allearsi con Alice e Gianni, due diciassettenni intenzionati a costruirsi un futuro migliore. Insieme, programmano la candidatura di Alice a sindaco, per cambiare la mentalità del paese.
Quando tra i boschi viene avvistato un randagio, il sindaco organizza una caccia clandestina. Sono Alice e Gianni a imbattersi per primi nel cane. Lo chiamano Macchia, per le strane chiazze grigie che gli costellano il muso; cercano di metterlo in salvo, scoprendo che ha poteri speciali: può curare istantaneamente qualsiasi ferita.
Improvvisamente una tempesta si abbatte sul paese, isolandolo dal resto del mondo; strane creature iniziano ad aggirarsi tra le case mentre qualcosa di oscuro, proveniente dalla notte dei tempi, si nasconde pronto a svegliarsi e distruggere il mondo.
Gianni e Alice, con l’aiuto di Rita e di uno strano guerriero in armatura, si ritrovano a combattere qualcosa di più grande di loro, qualcosa che nessuna arma sul pianeta è in grado di distruggere.
Ma per fortuna al loro fianco c’è Macchia.Macchia…

Formato: Kindle e cartaceo 

Dimensioni file: 1806 KB

Lunghezza stampa: 236

Venduto da: Amazon Media EU S.à r.l.

Lingua: Italiano

ASIN: B07LC561KR

Cosa ne penso...

Fabio Cosio, grafico nato a Venaria Reale, inizia a scrivere il suo primo romanzo “Penitenziagite” nel 2011, un romanzo sulla figura di Fra Dolcino, che viene pubblicato nel 2016, al quale ne seguiranno altri.

Ma c’è una storia sepolta in un cassetto, una storia che vuole essere raccontata e così è stato per questo libro! Macchia ha davvero preso vita tra le sue pagine.

Un piccolo paese del Piemonte, Zemello, con i suoi abitanti chiusi tra le montagne e chiusi allo stesso modo nelle loro abitudini. Non amano i diversi, come lo sono le coppie di omosessuali che incontriamo nella lettura, non amano i “forestieri”, vogliono restare chiusi nella loro quotidianità che li rende al sicuro, senza aprirsi al mondo. Per usare le parole dell’autore “per chi abita in un paesello sperduto, chiunque è immigrato”.

Il destino è imprevedibile e maestro di vita, anche se questa è una storia fantastica, non possiamo che immaginare come il fato abbia voluto mandare a Zemello una lezione, una lezione di vita.

“Macchia”, un romanzo che prende il nome da un cane randagio, che due diciassettenni alle prese con adulti retrogradi e con la voglia di creare un mondo, un paese migliore, si trovano a salvare.

O sarà lei a salvare loro? Macchia è un cane speciale, lo si legge nei suoi occhi, puri!

L’autore ci descrive queste valli come dipinti a olio su tela, facendoci sentire la freschezza dei ruscelli e vedere il verde dei pini nei boschi fitti e sullo sfondo un lago e una chiesetta bianca.

“In quei punti aveva creato piccole insenature, protuberanze sulle quali erano soliti andare a pescare gli abitanti del paese. Risalendo verso nord, la vegetazione dominava, con boschi di abeti talmente fitti che pareva volessero creare un muro…”

L’allegra combriccola, pur strana nell’essersi legata così, decide di cambiare le cose a Zemello, ma un giorno, un infausto giorno, qualcosa di incontrollabile accade!

Il paese è apparentemente isolato, perchè? e “cosa” sono quelle strane creature venute da chissà dove?

I nostri amici, con Macchia e un gigante buono al loro fianco, avranno il loro da fare per salvare gli abitanti del paese. Curiosamente, incredibilmente, ma non troppo, l’animo umano di alcuni rimane sempre sopito e nemmeno le difficoltà riescono a fare breccia nei cuori di pietra.

“cosa serve vivere in eterno senza avere un istante da ricordare?”

Già cosa serve? Un messaggio davvero profondo, che ci ricorda quanto sia effimera la vita, e quanto invece siano importanti i sentimenti.

“Macchia” è un libro che scorre veloce, con alcune scene forti, ma che l’autore addolcisce sempre con la sua penna delicata regalando anche a un fantasy/horror tante emozioni.

Macchia è un cane che vi resterà nel cuore..

Sara Valentino

Recensione d'origine Macchia - Fabio Cosio | Septem Literary

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