mercoledì 14 aprile 2021

L'acqua del lago non è mai dolce di Giulia Caminito

Trama: Odore di alghe limacciose e sabbia densa, odore di piume bagnate. È un antico cratere, ora pieno d'acqua: è il lago di Bracciano, dove approda, in fuga dall'indifferenza di Roma, la famiglia di Antonia, donna fiera fino alla testardaggine che da sola si occupa di un marito disabile e di quattro figli. Antonia è onestissima, Antonia non scende a compromessi, Antonia crede nel bene comune eppure vuole insegnare alla sua unica figlia femmina a contare solo sulla propria capacità di tenere alta la testa. E Gaia impara: a non lamentarsi, a salire ogni giorno su un regionale per andare a scuola, a leggere libri, a nascondere il telefonino in una scatola da scarpe, a tuffarsi nel lago anche se le correnti tirano verso il fondo. Sembra che questa ragazzina piena di lentiggini chini il capo: invece quando leva lo sguardo i suoi occhi hanno una luce nerissima. Ogni moto di ragionevolezza precipita dentro di lei come in quelle notti in cui corre a fari spenti nel buio in sella a un motorino. Alla banalità insapore della vita, a un torto subito Gaia reagisce con violenza imprevedibile, con la determinazione di una divinità muta. Sono gli anni duemila, Gaia e i suoi amici crescono in un mondo dal quale le grandi battaglie politiche e civili sono lontane, vicino c'è solo il piccolo cabotaggio degli oggetti posseduti o negati, dei primi sms, le acque immobili di un'esistenza priva di orizzonti.













Cosa ne penso...

Giulia Caminito con questo suo ultimo lavoro è candidata al Premio Strega. "L'acqua del lago non è mai dolce" racconta una storia potente e dolorosa, una storia di coraggio, di chi non si arrende alle avversità della vita, ma anche una storia che scava nella psiche nostra e della giovane protagonista.

Ammetto che a metà della lettura mi sono fermata... ho preso fiato e sono poi riemersa dalle acque del lago. Il lago della vita è un bacino di situazioni e di imprevisti, serve equilibrio tra forza e compromesso.

Antonia, una donna dai cappelli rossi, con una forza d'animo inesauribile ha l'unico scopo, chi potrebbe anche solo lontanamente criticarla, di far fronte alle spese di una famiglia numerosa, lei la sola in grado di portare il pane a casa. Uno dei suoi figli è Mariano, avuto da una precedente relazione. Mariano instaura con il suo "nuovo" padre un rapporto straordinario, fatto di sguardi e parole non dette ma lo scontro con la madre è inevitabile e porterà a una scelta drastica, Antonia lo è sempre...drastica.

Ci sono poi due gemelli, il cui primo letto sarà una scatola di cartone. Antonia ricicla il possibile, dice che a loro non manca niente e in onestà si potrebbe dire che è vero ma riversa sulla figlia, Gaia, tutto il suo desiderio di essere qualcuno nel mondo e la sprona a fare di più, sempre di più senza lamentarsi. E Gaia cerca di accontentarla quasi a voler soddisfare solo la madre, dimenticandosi di se stessa.

Sono gli anni duemila e una giovane adolescente sbatte con forza contro il muro della quotidianità in cui vive e respira, si adatta ma dentro di sè ha una miccia pronta a esplodere.

"E io è come se fossi lì, in piedi, a guardarla dall'angolo della stanza, la giudico e non la perdono"

La contrapposizione forte tra i "poveri" e i "figli di papà" emerge sempre ininterrottamente quasi a stremare. Si vorrebbe allungare la mano per fare qualcosa, è davvero emotivamente pesante la storia. 

"Penso che siamo materiali di scarto, carte inutili in un gioco complicato, biglie scheggiate che non rotolano più: siamo rimasti immobili a terra..."

Gaia cresce, non è più una bambina, desidera farsi accettare, un po' si vergogna e spara, spara fino all'ultima cartuccia e fa centro, una soddisfazione grande per un premio vinto, finalmente un regalo solo suo... aspettavo la reazione di quella madre che non sempre sono riuscita a capire pur immedesimandomi nella sua situazione. Non me la sento di giudicarla, ha fatto del suo meglio.

E' cattiva la gente che non ha provato dolore... una frase che è il titolo di un capitolo e fa riflettere. Forse è così, semplicemente non è cattiva ma non sa cosa significa lottare per vivere. Mi sono arrabbiata, ho compreso il moto di violenza di Gaia per ciò che ha subito, per la cattiveria gratuita subita.

"Mentre loro vivevano lo strappo di scoprire che la magia non è altro che umanità, io costruivo fantasie di polistirolo, mi impegnavo a fingere la finzione"

La narrazione è splendida, periodi evocativi, schegge diritte al cuore. Ho prediletto la prima metà del libro forse perchè la sensazione di impotenza mi ha avvinta. Le emozioni scorrono inesorabili, fatti di una tragicità titanica che spezzano ma che raccontano la vita vera. 

Sara Valentino

  • Editore : Bompiani (13 gennaio 2021)
  • Lingua : Italiano
  • Copertina flessibile : 304 pagine



2 commenti:

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