mercoledì 27 maggio 2020

Nero Dostoevskij di Antonio Mesisca


Un demone

possiede l’anima di Oscar Peretti: quello del gioco d’azzardo. Ma Oscar, che da un impiego nelle pompe funebri è passato a quello in una gioielleria, non se ne cura. Continua a frequentare sale da gioco e persone poco raccomandabili alle quali deve soldi, tanti soldi, fino a quando una sera il Jack, la Donna e il Re ebbero la faccia tosta di calarsi in tavola, con quegli altri due schifosi dei loro amici, tutti con lo stesso completo nero a fiori: “Eccoci, Peretti, adesso sei fottuto.” Per uscire dai guai, Oscar escogita un piano, ma gli serve una pistola. Il caso lo fa incontrare con il Turco, e il giro di losche amicizie si allarga. Eppure tutto sembra procedere al meglio e la sua vita è sul punto di cambiare, come dalla notte al giorno. Purtroppo, per uno come Peretti i piani non vanno mai come stabilito. E quando fuori dalla sua casa arriva il macinino di un solerte commissario, Oscar capisce che la sua partita più importante non è ancora chiusa. Il ritmo è serrato, le situazioni rocambolesche, il tono ironico e brillante. Tutto questo è Nero Dostoevskij. A proposito, ma cosa c’entra Dostoevskij?

Pagine: 160
Collana: Catrame
Genere: Noir/Commedia nera
Pubblicazione: ottobre 2015


"Chiusi i conti con il gioco d’azzardo una sera di dicembre, quando, imputato dell’ennesimo ammanco dalle casse della gioielleria, sparai a mia moglie a sangue freddo. Non le lasciai il tempo di ripetermi che ero un fallito, un povero morto di fame raccolto per strada, che campavo alle sue spalle, che buttavo nel cesso i risparmi di una vita. La spensi con la stessa disinvoltura, con l’identica consapevolezza con cui si smorza una radio.
Off. Fine delle trasmissioni." Incipit di forte impatto, ve lo voglio postare!


Non ho potuto che divorarlo!

Il protagonista Oscar Peretti  un personaggio che dovrebbe suscitare nel lettore solo ed esclusivamente antipatia per la sua vita dissoluta: dedito al gioco, si accompagna a loschi figuri, addirittura assassino della "padrona", sua moglie.

L'autore con uno stile di scrittura veloce, immediato e ironico ci fa quasi amare il Peretti, se non altro ci fa desiderare di scoprire dove lo porteranno le innumerevoli bugie che continua a raccontare.

Accompagnati da Dostoevskij che scandira' i capitoli in maniera magistrale, con i titoli dei suoi libri, arriviamo alla fine del romanzo con il sorriso sulle labbra, seguendo le rocambolesche vicissitudini del protagonista.

Una particolare attenzione è stata data dall'autore nel soffermarsi sulla descrizione del Peretti, meticolosa ed intensa al punto tale che alla fine vi sembrerà di conoscerlo veramente.

Una lettura esilarante, la lettura di un noir insolito e spassoso.

Sara Valentino


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